Le normative riguardanti gli OGM

 

La complessità del dibattito sugli OGM sta anche nel fatto che le normative al riguardo, sia a livello internazionale che nazionale, sono piuttosto scarse e non esaurienti.

In ambito internazionale è significativo l’esempio degli Stati Uniti,in quanto circa i 2/3 delle coltivazioni OGM del mondo hanno sede negli Usa. I primi prodotti GM a uso alimentare comparvero in America nel 1994, senza una normativa precisa sulla regolamentazione di tali organismi. Da allora,a livello internazionale, si è tentato di regolamentarne la diffusione e l’uso, con la Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro del 1991 e successivamente con il Protocollo di Cartagena del 2000. L'obiettivo del Protocollo di Cartagena era quello di “contribuire ad assicurare un adeguato livello di protezione nel campo del trasporto , della manipolazione e dell'uso in sicurezza degli organismi geneticamente modificati derivanti dalle moderne biotecnologie i quali possano avere un effetto negativo sulla conservazione e sull'uso sostenibile della diversità biologica, tenendo in considerazione anche i rischi alla salute umana e focalizzandosi specificamente sui movimenti transfrontalieri.” .Oltre 130 stati firmarono il Protocollo.

Per quanto riguarda l’Unione Europea: La prima direttiva per uniformare l’approccio degli stati europei agli OGM venne promulgata nel 1990 e autorizzò l’uso per scopi sperimentali di 17 diversi organismi. Inoltre autorizzò l’entrata nel mercato europeo di alcuni prodotti derivati da OGM (non contenenti OGM),prodotti per cui era possibile dimostrare che non c’era nessuna differenza dal punto di vista nutrizionale o tossicologico rispetto ai corrispettivi prodotti ottenuti a partire da colture convenzionali.
Tra il 1990 e il 1997, la crescente diffidenza verso i prodotti GM obbligò l’UE a prendere provvedimenti a tal proposito, facendo sì che fino al 2004 non venisse autorizzato alcun OGM.
In seguito a forti pressioni soprattutto da parte dei maggiori paesi produttori di OGM (Stati Uniti e Canada), nel 2003 l’UE ha approvato due regolamenti:
 il primo riguarda la procedura per l’avvio della messa in commercio di nuovi OGM destinati all’uso alimentare; le aziende sono tenute a presentare domanda di autorizzazione alla Commissione Europea e la valutazione definitiva viene effettuata dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare.
 il secondo
è relativo all’etichettatura dei prodotti GM sul mercato Tutti i prodotti contenenti ingredienti o derivati da un ingrediente che contiene più dello 0,9% di OGM dovranno essere etichettati con la dicitura "questo prodotto contiene OGM " oppure "questo prodotto deriva da OGM".

In ambito nazionale sono in atto diverse polemiche. L’Italia, in quanto stato membro dell’Unione Europea, è tenuta a rispettarne i regolamenti. Ciononostante, queste norme non sono del tutto applicate a causa della forte reticenza dell’Italia all’autorizzazione dell’uso di OGM, che si è manifestata attraverso numerosi decreti emessi dallo stato, spesso contradditori.
Nel 2000 è stato emesso un decreto che ha bloccato l’uso di prodotti alimentari derivanti da 4 varietà di mais GM, e nel 2001 il ministero per le politiche agricole e forestali ha tentato di impedire con un decreto tutte le sperimentazioni in campo agrobiotecnologico, nonostante tale pratica fosse già stata approvata a norma di legge.
Il tema della coesistenza tra colture convenzionali, (trattate con concimi,insetticidi..) biologiche(non trattate) e OGM è di competenza delle singole regioni, quindi le norme possono variare di regione in regione. Nessuna regione può vietare la coltivazione di OGM perché andrebbe contro la normativa europea, ma un gran numero di esse ha imposto norme di coesistenza piuttosto rigide che di fatto ne impediscono la coltivazione.
Attualmente in Italia non ci sono coltivazioni OGM se non a scopo sperimentale.