Il metodo in vivo
I virus, introdotti nell’organismo con aerosol e iniezioni, si diffondono lungo i vasi sanguigni. I ceppi di virus che retrotrascrivono il loro genoma ad RNA in DNA e lo integrano nel genoma della cellula infettata, sono impiegati nella terapia in vivo. I più usati sono i retrovirus, che tuttavia inseriscono il DNA solo nelle cellule in fase di mitosi, escludendo così le cellule che normalmente non si dividono, come i neuroni o le cellule epatiche. Benché gli adenovirus siano capaci di lavorare su cellule non in mitosi, la loro azione espone le cellule ad essere distrutte dal sistema immunitario. Inoltre, sembra che l’integrazione del DNA non sia definitiva. Entrato nella cellula, il DNA-ricombinante dei virus dà luogo alla trascrizione inversa.
Figura - d Trasferimento genico tramite retrovirus
Considerazioni Benché il metodo in vivo sia più tollerato dal paziente di quello ex vivo, se ne devono segnalare alcuni limiti: a) Long terminal repeat: il retrovirus potrebbe indurre l'espressione oltre che del DNA integrato, anche dei geni adiacenti b) Il sistema immunitario distrugge buona parte dei virus-vettori. In alcuni casi, i vettori virali potrebbero indurre la formazione di tumori (CRF la terapia contro la SCID).
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