I brevetti nel campo delle biotecnologie

 

Il brevetto è un'istituzione giuridica che tutela, per un periodo di tempo compreso in genere tra i 15 e i 20 anni, l'inventore di un macchinario, di un prodotto chimico o di un procedimento industriale e gli assicura l'esclusiva sullo sfruttamento commerciale della sua invenzione; lo scopo del brevetto, quindi, è quello di tutelare la creatività umana.

Fino ad alcuni decenni fa i diritti di proprietà erano associati a prodotti e innovazioni industriali, opere artistiche e letterarie, design, marchi, ecc.

La storia dei “brevetti biologici” ha inizio nel 1970 quando, in alcuni Paesi, ne sono stati concessi per organismi viventi o per parte di essi, mentre fino a quel momento non era stato possibile brevettare le scoperte in ambito naturale.

In questo modo le biotecnologie hanno assunto un ruolo fondamentale per quanto riguarda i brevetti, poiché dal 1980, con l'autorizzazione a brevettare un batterio geneticamente modificato che riusciva a scindere le molecole di petrolio grezzo, ne sono stati concessi anche su sequenze geniche, interi organismi vegetali e animali (o per lo meno parti di essi) e su geni e parti del corpo umano; un esempio è il brevetto riguardante le cellule ematiche provenienti dal cordone ombelicale di feti e neonati.

Successivamente, nel 1985, vennero concessi brevetti per piante, semi e tessuti di piante geneticamente modificati, come per esempio la soia transgenica; e poi ancora nel 1987 la concessione fu estesa anche ad animali, in quanto fu brevettato un topo geneticamente modificato utilizzato in laboratorio per lo studio dei tumori.

Il primo Paese a permettere questi “brevetti biologici” furono gli Stati Uniti, ma nel giro di pochi anni anche l'Europa e il Giappone si adeguarono alle norme americane.

Ma la scelta che questi Paesi hanno fatto non è stata condivisa dalle comunità, scientifiche e non, che dietro a queste decisioni vedono soprattutto i forti interessi economici che i brevetti portano con sè e la situazione di monopolio che vanno a creare; ciò che si prospetta, infatti, è che quelle poche, ma molto potenti industrie che possiederanno i brevetti di una determinata sequenza genica o di un procedimento biotecnologico impediscano a qualsiasi altra industria ma anche a qualsiasi altro gruppo di ricercatori di farne uso. In questo modo le industrie sono in grado di sconfiggere la concorrenza sul mercato delle altre aziende o di impedire che questa si crei in altri Paesi.

I diritti conseguenti ad un brevetto, inoltre, si estendono a tutta la discendenza nel caso siano riferiti al campo dei viventi e questo è un altro punto a favore delle grandi industrie per ottenere il monopolio di alcune risorse.

Al momento non ci sono leggi adeguate che regolino questo fenomeno in crescita e anche se, come per esempio in Europa, sono stati costituiti appositi organismi internazionali per regolamentarli (come per esempio l'EPO: Ufficio Brevetti Europeo), queste misure non si sono rivelate efficaci, mentre dovrebbero essere indispensabili per un utilizzo corretto di un’importante istituzione giuridica come i brevetti e per non andare a creare il monopolio nella produzione di alimenti da parte di alcune industrie.