Niels Henrik Abel
Findö (Norvegia), 5 agosto 1802 - Froland (Norvegia), 6 aprile 1829
La vita
Secondo di sette figli di un pastore protestante, impegnato politicamente per l'indipendenza della norvegia. A tredici anni conosce a Oslo un insegnante sadico e ignorante che teneva la disciplina picchiando brutalmente i suoi allievi finchè uno morì e lui fu allontanato. Subentrò allora un bravo matematico dilettante Berndt Holmboe, che capì subito le doti straordinarie di Abel.
Sotto la giuda del suo maestro Abel scoprì il fascino del pensiero matematico leggendo i lavori classici, i testi di Eulero, Newton, Lagrange, partendo cioè dalle radici storiche della matematica, unico modo per imparare ad apprezzarla.
A diciotto anni, suo padre morì lasciandogli sulle spalle il carico dell'intera famiglia, una madre e sei fratelli: Abel si dedicò all'insegnamento ed alle lezioni private, con un carico di lavoro che minò terribilmente la sua salute.
Lo scienziato
A quindici anni troviamo Abel alle prese con problemi di grande impegno, come la ricerca delle soluzioni delle equazioni di quinto grado.
A diciannove anni riuscì a dimostrare che è impossibile trovare una formula per la loro risoluzione: una scoperta eccezionale!
Dopo un anno di Università a Christiania, Abel ottenne una borsa di studio per un viaggio in Francia e in Germania e partì con i suoi lavori che riguardavano in particolare le funzioni ellittiche.
Abel sperava di ottenere una cattedra in qualche prestigiosa Università per risolvere i suoi problemi economici ma purtroppo ricevette il rifiuto sia di Gauss che di Cauchy. Il primo a riconosce il genio di Abel fu Carl Gustav Jacobi.
Abel rientrò in Norvegia gravemente ammalato di tubercolosi e morì il 6 aprile 1829, quando aveva soltanto 27 anni.
Due giorni dopo la sua morte, arrivò una lettera di August Crelle, uno dei rari amici francesi: annunciava che l'Università di Berlino lo aveva nominato professore di matematica.